L’accoglienza che un ex disassociato/dissociato trova al rientro tra i TdG nell’immediato e poi nel tempo, è che la disposizione di spirito dei TdG in generale sono contro di lui anche se ciò non appare evidente poiché la dottrina e la prassi (tradizione orale) asseriscono l’ampio amore e la totale accettazione per il “fratello ritrovato”.
La diffidenza/prevenzione nei confronti del “fratello ritrovato” è attuato in modo particolare dai più zelanti della congregazione, tra i primi ci sono gli anziani (quelli del suo Com. Giud. che lo avevano disassociato e riassociato), che lo escludono di fatto dalla partecipazione al servizio nella congregazione, all’insegnamento pubblico da essa promossa (come i Farisei gli anziani adducono: “sei completamente nel peccato, e insegni a noi?” – Giov. 9: 33,34; mendichi del fatto che essi stessi sono dei taciti peccatori).
Queste sono posizioni ostili impercettibili ai più, ma non alla “pecora che si era smarrita” che avendo fatto ritorno “all’ovile” le percepisce come violenze maggiori da sopportare alle precedenti passate.
Ferite morali attuate in base a “disposizioni” dottrinali atipiche e discutibili che non mancheranno mai di esistere tra i TdG, offerte gratuitamente per lo più da ammiccamenti e sguardi torbidi, pettegolezzi taglienti e commenti biasimevoli operati alle spalle e mai davanti al “fratello ritrovato”.
Di fatto la fratellanza non è indotta a reputare che il fratello/sorella ritrovato che si “era perduto” e poi, emendata con la disassociazione il suo rientro all’ovile, sia migliorato e cambiato in meglio o sia sanato e ristabilito, NO! lo si continua tacitamente (da parte degli anziani) a disprezzarlo maggiormente, alimentando e sviluppando contro di lui/lei sentimenti e concetti di superiorità rispetto al suo passato (“sei completamente nel peccato, e insegni a noi?”).
Gli atteggiamenti positivi della fratellanza sono solo di circostanza, moltissime saranno le retoriche frasi proferite tutte uguali, non dissimili, che il “fratello ritrovato” si sentirà ripetere abitualmente.
Giammai affetti e stati d’animo spontanei di vero amore da parte della fratellanza, ma unicamente parole retoriche messe in bocca agli stessi fedeli dagli anziani e, a quest’ultimi, esortati ad usare dai teologi della dottrina.
Giammai una partecipazione al dolore e al silenzio per il “fratello ora ritrovato”.
Quante volte, troppo volte si è sentito: “Benvenuto”, “Bravo”, “Sei tornato, sono felice...”, “Bene ti abbiamo riavuto”, “Scelta giusta e sensata...”, ... pronunciate con ampia retorica e mai col fine di riavere in Grazia di Dio e in piena virtù di Spirito la cara “pecora che si era smarrita”.
Che ne pensate se l’anziano TdG (Pastore) ha 100 pecore e una di essa si è persa, percorrerà la montagna per cercare la smarrita?
Difficilmente l’anziano TdG salirà sulla montagna per cercarla.
Risulta agli atti che la DISASSOCIERA’!
Che ne pensate se poi l’anziano TdG (Pastore) ha la FORTUNA di trovarla, la sua gioia sarà veramente grande assai?
Difficilmente l’anziano TdG mostrerà grande gioia!
Difficilmente la fratellanza (le 99 pecore del gregge) mostreranno grande gioia!
Non hanno forse insegnato agli anziani TdG e costoro alla fratellanza la dottrina ambigua che: “...Quando una persona viene riassociata, vengono sempre imposte delle restrizioni. In questo modo si potrà aiutare il trasgressore (notate: non l’ex trasgressore) a “fare sentieri dritti” da quel momento (?) in poi (Ebr. 12: 13)” – (KS [2020] cap. 19, paragrafo 11).
“Benvenuto tra noi” è la retorica frase che si sentirà dire e ripetere la “pecora ritrovata” dalle altre 99 senza peccato (?).
Davvero: “Benvenuto tra noi?”...
Lettore riesci ad immaginare la scena?
Riesci ad immaginare l’umiliazione?
Riesci ad immaginare Cristo dire: “Benvenuto tra noi”.
segue.............
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