Sulla disassociazione ed il suo contorno di pratiche antiscritturali ci siamo espressi più volte in dettaglio in questo blog. Chi studia la Parola di Dio in profondità non può non convenire che trattasi di regole di origine umana e non divina, in contrasto con le Sacre Scritture e con il rispetto e la dignità che il Creatore riconosce ad ogni essere umano.Perfino per Caino Dio dispose che non subisse un trattamento irriverente per il resto della sua vita.
Alla primitiva congregazione furono date indicazioni affinché potessero dovutamente allontanare coloro che praticassero deliberatamente il peccato; furono inoltre ammoniti di non accogliere nella propria casa con un “saluto di benvenuto” un apostata in visita.
Il saluto di circostanza che si riserva per educazione a chiunque non ha nulla a che vedere con tutto ciò.
Vogliamo anche scoperchiare la pentola delle molteplici umiliazioni ideate ad hoc e riservate ad un peccatore che, dopo aver subito un trattamento disumano ed ostracizzante, decide comunque di rientrare e fare i cosiddetti “passi” per tornare a fare parte dell'Organizzazione?
Non sono certo meno umilianti di quanto ha già dovuto sopportare.
Per avere un idea della gioia che il Creatore prova (ed anche le creature spirituali) per un peccatore che si pente, Cristo narrò la parabola del Figlio Prodigo, nella quale le figura del Padre emerge per l’amore e la misericordia che mostrò da subito verso il figlio.
Qualità che i suoi seguaci avrebbero dovuto riflettere.
Egli infatti lo scorse ‘mentre era ancora lontano’, ‘gli corse incontro e lo abbracciò’, lo vestì con ‘il migliore abito’ e festeggiò.
Osserviamo invece quali misericordie sono riservate ad un tdg pentito, che chiede umilmente di poter rientrare:
“PROCEDURA PER L’UDIENZA DI RIASSOCIAZIONE” (Pascete docet)
Ci sarà un “udienza”, Il comitato (ovvero quelli che lo hanno in precedenza condannato all'isolamento…) deve stare attento a far passare sufficiente tempo, traducasi “molti mesi, un anno o forse più…”, poiché, come tutti sanno, è “regola” ormai consolidata che debbano passare minimo sei mesi e che,
per “prassi”, la prima domanda venga rigettata. Non solo.
Se i tre inquisitori originari nutrono sospetti che il malcapitato abbia “tramato”, o se sia stato oggetto in passato di molteplici riprensioni, beh, potrebbero - sempre secondo il Pascete - non bastare più nemmeno “un anno o forse più”, meglio che si metta l’anima in pace.
Ora: come possono tre uomini imperfetti fare un vero e propio processo alle intenzioni - presenti e passate - di un altro peccatore?
E soprattutto: cosa c’è di SCRITTURALE in queste regole umane?
Qualche fanatico ha osservato: beh, dato che non si può conoscere le vere intenzioni del cuore, meglio aspettare, allungare il brodo il più possibile.
Erano queste le intenzioni dell’apostolo Paolo, quando diede indicazioni in 1 Corinti cap.5 di “rimuovere l’uomo malvagio”, che si stava macchiando di una fornicazione “così GRAVE che non esisteva neanche tra le nazioni”?
Nella sua seconda lettera egli si preoccupò che il peccatore fosse benignamente perdonato, affinché non fosse “sopraffatto da eccessiva
tristezza”.
Quanto tempo era passato tra una lettera e l’altra?
“Pochi mesi di distanza dalla prima” . (Fonte: Jw.org)
Ora è ovvio che quando si tratta di peccati e trasgressioni si entra in un campo molto delicato, laddove le circostanze vanno valutate alla luce delle Scritture, caso per caso e con dovuta serietà.
Ma è altrettanto vero che in nessuna parte della Bibbia siano trascritte regole fisse da rispettare circa quanto aspettare prima di 'perdonarlo': sei mesi…molti mesi….anni o molti anni, ecc.
Tantomeno esistono indicazioni scritturali di rigettare a priori la prima richiesta di un peccatore pentito, piuttosto che la seconda e così via.
Senza parlare del fatto che, dovesse superare tutti questi ostacoli e gli fosse concesso di rientrare con la coda tra le gambe, si aprirebbero per lui altri ‘rotoli’: le restrizioni. Ebbene si, non è mica finita. Sarebbe troppo facile.
Perché deve essere ben evidente a tutti che a tale essere ‘abominevole’, è stato solo concesso di poter ricevere un saluto o la una semplice parola da un altro credente, ma non di poter alzare la mano e commentare ad una adunanza, come tutti gli altri (persino coloro che non sono fratelli o sorelle) o di svolgere una parte, non sia mai.
Questo finché il comitato non riterrà che darle tali ‘privilegi’ non turbi la congregazione.
Mi viene in mente la circostanza nella quale i Farisei cercarono di imporre a Gesù di doversi lavare le mani “sino al gomito”, regola stabilita da loro stessi e non da Dio.
“Avete reso la parola di Dio senza valore a causa della vostra tradizione.
Invano continuano ad adorarmi, poiché insegnano come dottrine comandi di uomini”
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