1914 : C.T. Russell pubblicava resoconto e bilancio finanziario nella Torre di Guardia !
Anche se molti fratelli e sorelle non ne sono a conoscenza, C.T. Russell uno dei primi Studenti Biblici e presidente della Società W.B.&T.S. gestiva in modo trasparente l'organizzazione. Possiamo imitare questa sua caratteristica positiva ?
Qui sotto, potete notare il resoconto annuale della Società , relativo all'anno 1914, pubblicato nella Torre di Guardia dicembre 1914. Non sarebbe il caso di ritornare alla stessa trasparenza di quei magnifici tempi ?
PRIMA PARTE ENTRATE NEL CORSO DELL'ANNO 1914 565.634 dollari __________ |
SECONDA PARTE SPESE SOSTENUTE IN DETTAGLIO NEL 1914 565.634 dollari |
Al termine dell'anno 1918 nella Torre di Guardia troviamo questo breve resoconto finanziario che rendiconta alla fratellanza per sommi capi le spese sostenute e le contribuzioni ricevute
Questo è un breve resoconto del 1923, ai tempi della presidenza del fratello Rutherford
Come avete potuto notare, almeno fino al 1923 una sorta di trasparenza finanziaria c'era !!! Le leggi lo permettono. Non occorre pubblicare il bilancio fiscale poiché non lo capirebbe nessun proclamatore, ma solo le voci più importanti, come viene fatto nell'annuario dei testimoni di Geova quando si indicano le spese annuali per sostenere i sorveglianti e i pionieri speciali impegnati nel campo mondiale.
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Almeno fino al 1923, l'organizzazione pubblicava una sorta di bilancio finanziario a beneficio dei proclamatori di tutto il mondo. Poi con il rafforzarsi del ruolo della gerarchia organizzativa la struttura finanziaria è diventata OPACA e AGGRESSIVA.
RispondiEliminaNel tempo sono arrivati anche a chiedere decime mascherate da contribuzioni per assemblee o altro, forzando gli anziani a propinare finte risoluzione già approvate con voti farsa alle adunanze.
Ultimamente oltre a investimenti poco seri, vendite di strutture DEDICATE a Geova quindi di Sua proprietà, e finanziarie in paradisi fiscali come l'Irlanda si è arrivati ad uno step ancora più marcata verso una religione legata all'alta finanza e agli alti papaveri del commercio mondiale
Secondo la Bibbia, vendere strutture dedicate a Dio — in particolare dopo una consacrazione solenne — è una questione molto delicata, e in molti casi vista in modo negativo o addirittura blasfemo, a seconda del contesto.
RispondiElimina1. Nell'Antico Testamento
Consacrazione = separazione per Dio: Quando qualcosa veniva consacrato a Dio (per esempio, il Tempio, gli altari, certi oggetti, o anche terreni), diventava "sacro" e quindi non più disponibile per uso profano o commerciale.
Numeri 18:14: "Tutto ciò che in Israele sarà interamente consacrato all’Eterno apparterrà a te." — indica che ciò che è consacrato è considerato irrevocabilmente dedicato.
Levitico 27 parla della possibilità di riscattare (cioè "ricomprare") cose o persone votate al Signore, ma ci sono distinzioni: se una cosa è "interamente consacrata" (in ebraico herem), non può essere riscattata né venduta (Levitico 27:28).
2. Episodio del Nuovo Testamento: Gesù e i mercanti del Tempio
Matteo 21:12-13; Giovanni 2:13-16: Gesù caccia i mercanti dal Tempio, dicendo: "La mia casa sarà chiamata casa di preghiera, ma voi ne fate un covo di ladri."
Qui Gesù condanna l’uso commerciale di uno spazio sacro, anche se non si trattava esattamente di "vendere il Tempio", ma di svolgervi attività economiche.
Il principio è comunque chiaro: la casa di Dio non è un luogo per affari profani.
3. Principi teologici generali
Quando un luogo viene solennemente dedicato a Dio (con preghiere, benedizioni, ecc.), la tradizione biblica (soprattutto ebraica e cristiana) lo considera separato dal profano.
Profanare (cioè "rendere comune") ciò che è santo è sempre visto in modo negativo nella Bibbia.
Ezechiele 22:26: “I suoi sacerdoti violano la mia legge... non distinguono fra il sacro e il profano.”
Conclusione:
Secondo la Bibbia, vendere una struttura dedicata a Dio con preghiera solenne non è considerato lecito — a meno che non ci sia un processo di deconsacrazione riconosciuto (cosa che, tra l’altro, non è prevista nel testo biblico ma è prassi in alcune tradizioni ecclesiastiche moderne, come quella cattolica).
Senza deconsacrazione, la vendita è vista come una profanazione e, secondo alcuni passaggi, potrebbe anche attirare il giudizio divino.